Terzo giorno di galera, il ricercatore “Orso” racconta: Ore 8 e trenta del mattino, apertura del blindo.
LE PAROLE DI L
L’insopportabile rumore metallico delle chiavi che lo aprono segnano il terzo giorno. Quel tintinnio delle chiavi sai che te lo porterai dietro per tutta la carcerazione. Dopo una notte in cui, preda delle tue angosce, pensi che “il futuro è passato e non te ne sei accorto”, proprio come in un film di Ettore Scola, ti alzi e scendi dalla branda e dai il buongiorno a tutti.
Poi sommessamente, tra te e te, pensi “buon giorno un ca**o”. Prendi un caffè che il tuo vicino di branda ti offre dopo averlo preparato con il classico fornello da campeggio.
Poi vai in doccia, è la terza volta, ma non sei ancora abituato e ti lavi senza le mutande proprio come facevi 72 ore prima dell’arresto.
“Ma che fai? Qui sei in galera” – ti dicono gli altri. “Ah scusa, me ne ero dimenticato” – rispondi, non ancora aduso a certi riti ai quali dovrai abituarti in fretta.
Ti vesti e vai al passeggio o all’aria, chiamatela come volete.
“Ciao sei nuovo? T’hanno bevuto I’altro giorno?”
Lì per lì non capisci subito, pochi istanti dopo ricolleghi la parola “bevuto” a quella dell’arresto, ti abituerai presto a questo lessico colorato. “Il detenuto – tanto per usare una citazione erudita – è un essere che si abitua a tutto” scriveva Dostoevskij.
La conversazione al passeggio è tutto un susseguirsi di auspici su improbabili provvedimenti di indulto, amnistie, misure di clemenza e quant’altro. C’ è poi, irresistibile, proprio come in una fiction televisiva , l’irrefrenabile pulsione da parte di qualcuno che dando il peggio di sé si erge a tribunale dei detenuti, puntando il dito su questo o quel detenuto indicandolo a torto o a ragione poco raccomandabile in quanto “presunto informatore” o, a suo dire, “infame”.
Capita sovente quel colui che al primo approccio ti sembra affidabile, generoso ed altruista, ti suggerisce il nome del suo avvocato, a suo dire bravissimo ed espertissimo perché “se lo nomini ti farà uscire da questo posto in pochissimo tempo”. Ma attenzione, quasi sempre non è un atto di generosità ma il miserevole e maldestro tentativo di scaricare i costi delle parcelle del suo avvocato su di te.
Sei soltanto al terzo giorno ed occorreranno settimane forse mesi per prendere consapevolezza piena del mondo carcerario nel bene e, bisogna dirlo, anche nel male . Per dirla tutta, non crediate che ci sia più umanità in carcere che fuori. Così non va, edulcorare questa realtà è ipocrita ed i primi a dirlo dobbiamo essere proprio noi detenuti.
Il carcere è semplicemente “lo specchio deformato” del mondo libero.
Queste cose vanno dette.
Nel bene e nel male.
E certo, è proprio così.
Poi, ci sono i “casi limite” di chi dedica in maniera ossessiva e ripetitiva la propria opera a danno altrui, per motivi e ragioni sconosciute ai più, con atteggiamenti ignobili ed inqualificabili, rendendogli la vita un “inferno in terra” se ce ne fosse ulteriore necessità.
Altro che chiavi e chiavistelli….