Da Regina Coeli a Modena, da Modena a Firenze Sollicciano – i suicidi in carcere
A Regina Coeli un ragazzo di 23 anni si è tolto la vita, è stato trovato nel bagno della sua cella. A Regina Coeli, dove vivono 1060 persone in spazi pensati per 566. A Regina Coeli, non c’è aria per respirare, non c’è spazio per muoversi, non ci sono opportunità né scelte, né alternative. A Regina Coeli, come altri carceri italiani, si preferisce la morte.
«La situazione è da tempo ingovernabile e meriterebbe interventi celeri e concreti da parte dell’esecutivo.» – ha detto De Fazio, segretario generale della Uil-Pa polizia penitenziaria.
Fino al 31 dicembre dell’anno appena passato ci siamo augurat3 che le cose cambiassero, con l’amara consapevolezza che non sarebbe successo veramente. Trovo sia dannatamente ironico ricominciare il conto dei suicidi in carcere neanche una settimana dopo l’aver affermato che il 2024 è stato l’anno che ha registrato un numero indicibile di vite spezzate dall’istituzione penitenziaria (89 persone detenute e 7 agent3).
Ma così siamo abituat3 a fare, a darci dei tempi e dei numeri. Quindi ripetiamolo anche qui, l’anno nuovo è iniziato da appena 9 giorni e sono già morte 5 persone detenute e 1 operatore.
«È palese che in queste condizioni non si possa neanche pensare a concreti processi organizzativi, ma ci si rabatti giorno per giorno mirando alla “sopravvivenza”, senza peraltro riuscire sempre a salvaguardala, come in questi casi. Parlare di art. 27 della Costituzione e di rieducazione è esercizio di mera retorica”, prosegue il segretario. “Servono subito misure deflattive della densità detentiva, vanno compiutamente potenziati gli organici della Polizia penitenziaria e delle altre figure professionali, è necessario assicurare l’assistenza sanitaria e vanno avviate riforme complessive dell’esecuzione penale. Il 2025 è cominciato malissimo.» – ha sentenziato De Fazio.
Oltre al ragazzo a Regina Coeli, ricordiamo l’uomo sui 40 anni che si è tolto la vita nel carcere di Paola in Calabria. Meno di 24 ore dopo, nello stesso carcere, a scegliere la morte è stato un impiegato delle funzioni centrali. Il giorno dopo la chiusura definita delle festività natalizie sancita dall’arrivo dell’epifania, a morire è stato un altro uomo detenuto, questa volta nel carcere di Modena.
«L’uomo avrebbe inalato gas da un fornello da campeggio, un gesto che lascia dubbi sulla sua natura: un incidente durante una pratica per ottenere effetti allucinogeni o un deliberato suicidio? Tuttavia, l’assenza di tossicodipendenza porta a propendere per la seconda ipotesi.» – si legge su “Il Dubbio”.
Sempre a Modena domenica scorsa si è spenta un’altra persona detenuta che era stata condotta in ospedale dopo aver tentato di suicidarsi. Nei primissimi giorni del 2025 invece, un uomo ha scelto la morte al posto del carcere di Firenze Sollicciano.
Il giorno della vigilia di Natale siamo stat3 contattat3 su Instagram da una volontaria che ci ha espresso l’esigenza di condividere la frustrazione circa le condizioni delle carceri italiane.
«Ciao, operando come volontaria nel settore carcerario, sento il peso di dover lanciare un grido d’allarme. Le recenti violenze nel carcere di Trapani, i numerosi suicidi e le inquietanti dichiarazioni del sottosegretario alla Giustizia Delmastro hanno messo a nudo un sistema carcerario marcio. Non si tratta più di ‘poche mele marce’, ma di un problema strutturale. La violenza all’interno delle mura carcerarie non è un’eccezione, ma la regola. Un equilibrio precario basato su minacce e soprusi, dove le gerarchie sono rigide e implacabili. I più deboli sono vittime di vessazioni costanti. Come sosteneva Norberto Bobbio, le carceri sono uno specchio della società. Ciò che accade dietro le sbarre ci rivela molto sulla collettività e sullo stato-istituzione. I direttori di carcere sembrano gli ultimi feudatari, detenendo un potere quasi assoluto sulle vite dei detenuti. Il personale di polizia penitenziaria, nella maggior parte dei casi, è complice di queste vessazioni. Chi osa opporsi viene isolato e marginalizzato.
Il malaffare, la corruzione e la violenza regnano sovrani, calpestando ogni forma di dignità umana. È giunto il momento di affrontare questo tema con onestà e coraggio. A tal proposito, consiglio la lettura del romanzo “La collina delle lucciole- Cronaca di un carcere a luci rosse” di Rocco Casalegno pubblicato da Amazon. Basato su fatti realmente accaduti, questo libro offre una denuncia cruda e appassionata delle condizioni carcerarie italiane. È un grido di disperazione che arriva direttamente dall’interno del sistema.
Ti chiedo, nei limiti delle tue possibilità, di promuovere un dibattito approfondito su come migliorare le condizioni di vita dei detenuti e garantire una maggiore umanità all’interno delle nostre carceri.» – Gaia Fardini
Quando si inizierà a pensare alle carceri, ai loro abitant3? Quando cesserà il silenzio istituzionale di fronte a un sistema che non funziona? Quando diverrà formalmente illegittimo il morire di carcere?
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