Quando ci chiedono che lavoro facciamo e rispondiamo che siamo operatori di una cooperativa sociale che lavora nel terzo settore non sempre i nostri interlocutori sembrano capirci.
Proviamo allora a spiegare velocemente: con la definizione “terzo settore” si intende l’insieme di enti di carattere privato che operano con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale; operano quindi al di fuori del settore pubblico e di quello commerciale ma si affiancano e interagiscono con entrambi per l’interesse delle comunità.
Nonostante il Terzo settore esista da decenni è stato riconosciuto giuridicamente in Italia solo nel 2016 ma a nostro avviso ancora non viene riconosciuta pienamente l’importanza che ricopre non solo in termini di impegno sociale ma anche in termini economici.
Le realtà del terzo settore sono portatrici di professionalità, esperienza, impegno e memoria ma spesso (quasi sempre anzi) vengono considerate dalle istituzioni come mere esecutrici di servizi.
Al di là del settore di intervento che caratterizza il lavoro dei vari enti del terzo settore (disabilità, dipendenze, detenzione…) parliamo di un settore dinamico composto da persone con professionalità specifiche ed esperienza che converrebbe coinvolgere anche nella programmazione dei servizi e non solo nell’esecuzione in quanto gli operatori sociali sono sempre in prima linea e conoscono e presagiscono quelle che sono le emergenze sociali in continuo mutamento.
Inoltre capita frequentemente che i servizi non siano finanziati in maniera adeguata o che lo siano per periodi troppo brevi e di fatto queste cose impediscono di lavorare con sguardo ampio e strumenti adeguati e la continua precarietà influisce inevitabilmente e negativamente sugli operatori e ancor più sull’utenza finale.
Avere più strumenti permetterebbe di raggiungere risultati dal più ampio impatto sociale.
Quello che notiamo inoltre è che spesso non vengono riconosciute le professionalità, chi lavora nel sociale viene visto come un volontario, una persona di buona volontà che mette a disposizione il suo tempo libero. La buona volontà sicuramente c’è in chiunque scelga di fare questo lavoro ma oltre a quella vengono messe in gioco competenze specifiche ed esperienze che andrebbero non solo riconosciute ma anche valorizzate.
In questi ultimi anni finalmente è stato trovato lo strumento della “coprogettazione” che prevede la progettazione e la successiva realizzazione di uno specifico intervento sociale attraverso l’integrazione tra enti pubblici e enti del terzo settore che scelgono di lavorare in modo sinergico avendo come obiettivo condiviso la risposta ad uno specifico bisogno sociale: una nuova sfida e un nuovo percorso che siamo pronti ad intraprendere!
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