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IPM – 365 giorni dopo il decreto Caivano

Le prevedibili, perniciose conseguenze ne Il dossier di Antigone sull’emergenza negli IPM

Sugli IPM italianiIstituti penali per minori – e sulla tempesta che gli si è abbattuta contro con il decreto Caivano, avevamo già detto lo scorso febbraio delle terribili conseguenze che un certo tipo di approccio, punitivo, criminalizzante e oppressivo, avrebbero prodotto. Riportando le ricerche e le riflessioni dell’associazione Antigone nel rapporto “Prospettive minori”, avevamo messo in luce i punti maggiormente critici del decreto.

Nell’ottica di una dialettica causa-effetto osserviamo quali sono i mutamenti introdotti a settembre 2023 che hanno comportato e con tutte le probabilità continueranno a comportare la crescita delle presenze negli Istituti Penali per Minorenni: 

«La possibilità di disporre la custodia cautelare in particolare per i fatti di lieve entità legati alle sostanze stupefacenti». Secondo il rapporto di Antigone infatti, se nel 2023 le ragazze e i ragazzi in misura cautelare erano 243, a gennaio 2024 il numero sale a 340.   

«L’aumentata possibilità introdotta dal Decreto Caivano di trasferire i ragazzi maggiorenni dagli IPM alle carceri per adulti». Il rapporto ci informa che quasi il 60% delle persone detenute nelle carceri minorili sono minorenni, principalmente tra i 16 e i 17 anni. – Istituti penali per minorenni – gli effetti del Decreto Caivano secondo il Rapporto di Antigone 

Se a soli pochi mesi dalla sua promulgazione il decreto in questione aveva già fatto aumentare esponenzialmente il numero della popolazione detenuta minorenne in Italia, quali sono le condizioni degli IPM un anno dopo?

«Non avevamo mai visto nulla di simile. Nonostante la nostra lunga esperienza nel monitoraggio delle carceri italiane, è la prima volta che troviamo un sistema minorile così carico di problemi e denso di nubi. La nostra preoccupazione cresce di giorno in giorno. Non riusciamo a immaginare come potrà finire questa storia.» – Dossier di Antigone

Prima di tutto quindi, l’aumento delle presenze negli IPM (+16,4%): un fondamentale passo indietro rispetto al passato in cui gli istituti penali per minori italiani si facevano portavoce di un sistema educativo che prevedeva per ragazze e ragazzi azioni e misure alternative più efficaci rispetto ad esempio a quelle previste per il sistema penitenziario per adulti. Se nel 2019 la popolazione detenuta minorile contava 382 persone su tutto il territorio nazionale, nel 2024 abbiamo un numero di presenze superiore a 500: una vetta mai raggiunta e per giunta in crescita. In crescita, come non è invece il numero di denunce e segnalazioni nei confronti dei minori. Tra l’altro, è anche da considerare, come scrive Antigone, che:

«sarebbero ben di più i ragazzi oggi in IPM se non fosse che il decreto in questione ha permesso il trasferimento al sistema degli adulti di tanti ragazzi che, avendo commesso il reato da minorenni, avevano compiuto la maggiore età.» – Dossier di Antigone

A sorprenderci poco sono poi le problematiche legate all’aumento delle presenze che riguardano il sovraffollamento, le condizioni di precarietà e la gestione repressiva delle proteste che non vengono ascoltate. 

Metà settembre 2024, 569 presenze negli IPM, tasso di affollamento medio del 110%. A superare la capienza media sono 12 istituti su 17.  Ricordiamo che dietro i numeri ci sono le persone con le loro storie e in questo caso, ci sono ragazze e ragazzi.

La situazione fotografata da Antigone (che vi invitiamo ad approfondire) ci lascia un forte senso di ingiustizia perché ancora una volta, a fronte di un evidente e lampante disagio giovanile e sociale si preferisce «assumere, sui castighi, la prospettiva della tattica politica». (“Sorvegliare e punire. Nascita della prigione.” Michel Foucault.)

La criminalizzazione del migrante

ALESSIA

La criminalizzazione del migrante si estende negli ultimi anni e sempre con maggiore ferocia anche all’atto stesso del migrare, come abbiamo potuto già osservare durante la Presentazione del Dossier Statistico Immigrazione 2023. Nella sezione dedicata, andiamo a leggere le particolarità di un fenomeno che vuole nell’immaginario sociale la persona straniera come persona pericolosa, così diversa e lontana per “cultura” o “etnia” che non può conoscere né comprendere “le regole di casa nostra”. Alla banalizzazione assoluta di termini complessi – rappresentanti persone, vite e storie reali – che spesso accompagnano i discorsi del quotidiano, rispondiamo con le analisi, le ricerche sociali e le statistiche raccolte nel Dossier riguardo ai processi di criminalizzazione del migrante, di categorizzazione sociale e di securitarizzazione dello straniero. Ripercorriamo insieme i punti fondamentali affrontati.  

Le tre dinamiche dell’equazione migranti=criminali 

Il Dossier ci illustra, attraverso le parole della dottoressa Eugenia Blasetti (Università La Sapienza di Roma) tre dinamiche che «concorrono a costruire un nesso tra migrazioni e criminalità». Il sentimento comune può essere relativo alla percezione della persona migrante come persona pericolosa e dunque rappresentante una minaccia nei confronti “nostri”, della società per intero. Questo tipo di equazione “migranti=criminali” fonda le sue radici nei processi di categorizzazione sociale, securitarizzazione e criminalizzazione del migrante; i quali si inseriscono in modo trasversale negli ambiti del socio-culturale, del politico e del giuridico. 

  • Per categorizzazione sociale della persona migrante si intende l’assoggettazione di quest’ultima alla sua identità sociale; il ruolo e la posizione che essa ricopre all’interno di un gruppo umano. La rappresentazione sociale di una categoria di persone ha un peso importante nella definizione dei rapporti interpersonali e nella «produzione di identità condivise e conflittuali». Le persone migranti sono inserite all’interno di questo processo di rappresentazione collettiva, in relazione alla categoria criminale dalla quale è sicuramente molto difficile uscire fuori.
  • Sul piano politico vi è la tendenza a trasformare la questione dell’immigrazione in “meta-problema”, cioè – spiega Blasetti – «un fenomeno che può essere indicato come la causa di molti problemi»
  • Questo si traduce, sul piano normativo, in piani securitari della gestione delle persone migranti: non a caso affidati alle forze dell’ordine, garanti della sicurezza pubblica.  

Si può affermare quindi che la figura della persona che migra è costruita attraverso processi che tengono conto di almeno tre preconcetti – individuati dalla dottoressa e ricercatrice – quali: pericolosità, affidabilità e marginalità sociale (supposte).

Criminalità straniera in Italia

Se dovessimo partire dal dato statistico senza considerazioni ulteriori, come invece andremo a fare sempre grazie al lavoro della Blasetti, dovremmo sicuramente concludere che il tasso di criminalità della popolazione straniera che vive in italia è maggiore di quello degli italiani: il rapporto infatti sembra essere di 4,1% contro l’1,0%. 

Nell’anno 2021 ci sono stati 831.959 casi di arresti e denunce totali, dei quali il 68,1% nei confronti di cittadini italiani, il 26,6% di cittadini stranieri e il restante 7,4% di ignoti. (Fonte dati Dossier Statistico Immigrazione 2023)

Quali considerazioni siamo tenuti a fare per leggere la realtà con un occhio critico che va oltre i numeri? 

  • La popolazione straniera coinvolta nei casi di denunce e arresti è maggiore di quella effettivamente residente in Italia, dunque comprende, ad esempio, anche le persone di passaggio (per assistere a eventi, spettacoli, manifestazioni, ecc.) o le persone con permesso di soggiorno di breve durata per ragioni mediche, di turismo, di missione ecc.
  • Le denunce e gli arresti a carico delle persone migranti possono riguardare questioni relative la loro permanenza sul territorio italiano (tipo il titolo di soggiorno scaduto), quindi non un criterio di paragone con i titolari di cittadinanza italiana, in quanto questo tipo di reati “amministrativi” non li riguardano in alcun modo. Inoltre, la bassa pericolosità sociale di questo tipo di reati la dice lunga sulla scelta di inserirli tra gli “indicatori di criminalità”.  
  • Tenere conto che i casi raccolti riguardano il numero delle denunce e degli arresti, non delle persone denunciate o arrestate: quindi, in un anno la stessa persona può essere ad esempio denunciata più volte e dunque aumentare il tasso di criminalità della popolazione straniera in Italia. 
  • Infine, alla luce di quanto detto in precedenza e di quanto vediamo ogni giorno nelle stazioni e per le strade d’Italia, possiamo legittimamente affermare che il controllo (sia sociale che delle forze dell’ordine) si indirizza in modo selettivo e privilegia la persona straniera

 

Abbiamo riportato brevemente le questioni relative alla criminalizzazione del migrante in Italia – illustrate nel Dossier – sia da un punto di vista socio-culturale che giuridico-politico, cosa ne pensate?  Vi siete mai resi e rese conto di questi fenomeni nel vostro quotidiano? Come vi comportate di fronte a episodi di razzismo? Raccontatecelo nei commenti!