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Analizziamo la Violenza di Genere in Italia: con il principio di Pareto 80/20

MATTEO

La violenza di genere è un problema persistente in Italia e in tutto il mondo. Per esaminare questa questione complessa, possiamo applicare il principio di Pareto 80/20, noto anche come il principio di “vital few e trivial many“. I più assidui lettori del blog ricorderanno che questo principio suggerisce che circa l’80% degli effetti proviene dal 20% delle cause. 

 

Il 20% dei Casi di Violenza di Genere

Nel contesto della violenza sulle donne in Italia, il 20% dei casi rappresenta una grande parte del problema. Questi sono i casi più gravi, che spesso portano a gravi danni fisici e psicologici per le vittime. Questi casi richiedono una risposta urgente e coordinata da parte delle autorità e delle organizzazioni di supporto.

 

Le Cause Principali dell’80%

L’80% dei casi rimanenti di violenza di genere ha spesso cause radicate in dinamiche sociali, culturali ed economiche. Queste includono stereotipi di genere, disuguaglianza economica, mancanza di istruzione e consapevolezza, e altre sfide strutturali. Affrontare queste cause richiede un impegno a lungo termine per promuovere cambiamenti significativi nella società.

 

Concentrarsi sull’Educazione e la Sensibilizzazione 

Uno dei modi più efficaci per applicare il principio di Pareto è concentrarsi sull’educazione e sulla sensibilizzazione. Investire nella formazione delle giovani generazioni e nell’informazione delle comunità può contribuire a ridurre la violenza di genere. Promuovere l’uguaglianza di genere nelle scuole e nelle campagne di sensibilizzazione pubblica può avere un impatto significativo.

 

Supporto alle Vittime di violenza di genere

Per affrontare il 20% dei casi più gravi, è essenziale migliorare l’accesso delle vittime a servizi di supporto. Questi servizi dovrebbero essere facilmente accessibili, rispettare la privacy delle vittime e offrire assistenza legale, psicologica ed economica.

 

L’applicazione del principio di Pareto 80/20 alla violenza di genere in Italia ci offre una prospettiva interessante sulla questione. Concentrando gli sforzi sull’80% dei casi meno gravi e sulle cause principali, possiamo lavorare per creare un cambiamento significativo nella società italiana. Questo richiede una collaborazione tra istituzioni, organizzazioni non governative e la società civile per affrontare la violenza di genere in tutte le sue forme e promuovere un futuro più equo e sicuro per tutti.

La cultura che genera il femminicidio

Sulla cultura patriarcale e il ruolo delle donne nella società contemporanea, si esprime L, commentando il recente femminicidio di Giulia Tramontano, senza poter trattenere l’amaro.
Di fronte a questi episodi, ti si arrovella lo stomaco. È veramente possibile che alla scomparsa di una donna, si è già tutti e tutte consapevoli che “è stato lui”?
Alcuni sostengono che non esiste più ragione per portare avanti le cause del femminismo, perché ormai si sono ottenuti tutti i diritti. Come a dire “E basta, dai. Non vi accontentate mai voi donne!”. Come si può credere veramente questo?
LE PAROLE DI L

NON DIMENTICHIAMO GIULIA!

Non crea più stupore, solo un senso di ribrezzo e impotenza, la retorica dei media all’indomani della morte di Giulia Tramontano, una giovane donna incinta di 7 mesi uccisa dal suo fidanzato. Il concetto della donna-premio, promulgato sui media anche da certi personaggi di “spessore”, sottende ancora un retropensiero del quale noi “maschietti” non ci siamo ancora liberati e con il quale non abbiamo ancora fatto i conti.

Questa “sub-cultura” può, come nel caso di Giulia, generare dei mostri. Si fatica molto a considerare la differenza tra amore e possesso. Non lo si fa abbastanza. Anche in questo caso, non riguarda solo il nostro paese: si pensi a quello che succede alle donne iraniane. Mentre in alcuni paesi europei, dove le società sono più “laiche” e le cose vanno “meno peggio”. 

 

Ogni ora nel mondo 5 donne vengono uccise da un uomo. 

 

La nostra “Commissione d’inchiesta” sul femminicidio sembra essere colpita da afasia. Noi, nel nostro paese, subiamo un retaggio culturale, come scritto poc’anzi, che ci impedisce nel XXI secolo di tenere lezioni di educazione sessuale da un punto di vista scientifico nelle scuole. Il reddito delle donne è mediamente più basso rispetto a quello degli uomini e non possono affrancarsi. Si è spesso portati a credere che la “denatalità” nel nostro paese sia colpa delle donne perché lavorano troppo e non hanno tempo per i figli

 

Forse una certa contiguità con i settori più conservatori del Vaticano ha un peso condizionante il comune pensiero della nostra comunità. Alle donne è impedita ad esempio la celebrazione della messa

 

Si dirà che di qui alle “gesta folli” dell’assassinio di Giulia c’è una distanza abissale. La verità è che se non ci si libera di una certa cultura patriarcale che è una peculiarità secolare d’Italia, queste tragedie torneranno a ripetersi.

 

Non dobbiamo dimenticarci che tutti noi maschietti siamo stati “abitanti” per 9 mesi del corpo di una donna, siamo stati nutriti e cresciuti da lei. È ora di rimuovere certe idiozie che trasudano maschilismo becero. Basta con il pensiero “un uomo che ama molte donne è un play boy” ma se lo fa una donna, questa è una … Non è possibile questo!

Si può far sesso per “amore”, per “passione” o per “mestiere”, diceva De André. E questo devono poterlo fare anche le donne, senza essere oggetto di insulti o peggio.

 

Quanto è accaduto a Giulia non sarà purtroppo, con ogni probabilità, l’ultimo episodio di femminicidio. C’è da crederlo, nostro malgrado. Viene voglia di parafrasare la celebre espressione di un film di alcuni anni fa “Ghost”: l’amore che Giulia aveva dentro se stessa, le donne in ogni angolo delle strade di questa città lo porteranno con sé.

 

Ciao Giulia, 

M49